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Storia Zen: il sultano, la ricchezza e l’onestà!
Storia Zen. La nostra rubrica si colora di storie che hanno una morale forte e fanno riflettere. Per iniziare in bellezza la nuova settimana, vi proponiamo una storia che riguarda un sultano.
Cosa c’entra un sultano con una storia zen? C’entra eccome. Quest’oggi vi vogliamo far riflettere sul concetto di onesta. Tutti lo conosciamo. Ma lo applichiamo sul serio?
La storia in basso vi dirà se, al posto del contabile, sareste stati decapitati o sareste diventati fedelissimi del sultano. Leggere per comprendere.

La storia del sultano, della ricchezza ed del contabile

Il un’epoca non troppo lontana, in uno stato del medio oriente, viveva un sultano. Ogni giorno aveva a che fare con un fedele contabile. In tanti anni non lo aveva mai tradito. Un brutto giorno, purtroppo, morì.

Il sultano soffrì molto. Era legatissimo al suo contabile. Passata la tristezza, consigliato dai suoi ministri, inviò nelle città vicine dei banditori per reclutare un nuovo contabile per amministrare la sua ricchezza.

Entusiasti dall’incarico di prestigio, in molti si presentarono dal sultano. Ognuno di loro fu condotto nelle stanze del tesoro e lasciati li in attesa del verdetto. Nella stanza c’era tanto oro.

Successivamente furono chiamati tutti insieme al cospetto del sultano.

Improvvisamente il sultano battette le mani ed invitò i musici a suonare. “ballate su!oggi è un giorno di festa!”. I candidati contabili, non compresero le ragioni di quel gesto. Ingessati e con le mani al petto, iniziarono a ballare. Tutti erano impacciati, tranne uno che ballava con le braccia aperte e con vigore. Sembrava gli piacesse la situazione.

Poco dopo, il sultano, interruppe le danze. Chiamò il giovane ballerino e disse: “tu sarai il mio contabile”. Chiamò poi le guardie e ordinò di far decapitare tutti gli altri.

La decisione fece clamore e fu chiesto al sultano la motivazione. L’umo rispose: “Vedete. Questi uomini hanno rubato l’oro dalla camera dove li ho lasciati, e così quando ballavano avevano paura che le monete nascoste cadessero”. Indicando il nuovo contabile disse: “quest’uomo è onesto. Non aveva monete con sè e ballava sciolto”.

L’onestà ripagò il candidato che diventando contabile del Sultano fu ammirato, onorato e benvoluto.

Dopo aver letto questa parabola, come vi sentite? Avreste ballato o sareste stati decapitati?

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